
Sono appena arrivato. E’ normale avere di timore. Non so se posso rimanere. Sarò all’altezza di questa nuova realtà? Mi trovo nella mia stanza con Catalano, che a differenza mia sembra più sereno all’interno di questa megalopoli piena di luci e navicelle che sfrecciano nel cielo scuro. Non posso rimanere qui, sento una forte forma di claustrofobia investirmi. Devo vedere la città.
Devo vedere come è strutturato Omicron e questo universo. Esco dalla stanza dove io e Catalano dovremo vivere in questo periodo iniziale della nostra vita, nella speranza di portare qualche novità musicale, cercando nel frattempo di adattarci. Mi alzo e mi guardo allo specchio. Indosso un abito completamente nero (il mio colore preferito)
Sono un ragazzo abbastanza negativo, il nero mi si addice molto. Probabilmente è per via della stessa claustrofobia che non mi ha fatto rimanere a casa, che prendo le scale. Dovrò combattere con i miei mostri.
Infine eccola, Dapiona, la magnifica Dapiona.
La zona in cui mi hanno inviato a vivere è una zona piena di vita. Persone che escono ed entrano dai locali, mentre proiettori grandi come cannoni giganteschi proiettano sui grattacieli titanici ologrammi di artisti che suppongo qui siano famosi.
Voglio ottenere il mio obiettivo. Voglio diventare uno di quegli artisti. Voglio riadattare le mie abilità in questa nuova dimensione. Le barriere da superare non sono più quelle delle sfide, come quando ero sulla Terra, ma di sopravvivenza.
Inizio a fantasticare sui miei risultati, su ciò che sulla Terra amavo e che mi voglio prendere anche qui…sempre che esista.
L’idea di affrontare i miei idoli sul palco nella mia precedente vita mi ha dato la forza, la sfrutterò anche qui.
Si, ce la farò sono sicuro.
Inizio a fantasticare su risultati artistici preziosi, sul vincere importanti manifestazioni, così da prendere sicurezza. La mia paura, il sentirmi chiuso in una realtà che non sento mia mi logora. Voglio sfogare sull’arte ciò che la vita mi toglie.
Sento sbattere la spalla.
-E stai attento porca puttana!
La botta è così forte da farmi crollare con i pensieri sul pianeta Terr…Omicron. Un omicroniano con una cresta rossa e con larghi vestiti rossi mi sbatte contro. E’ strano da vedere, con i suoi grandi occhi neri privi di iride.
Gli omicroniani sono tutti così. Alti più di due metri, magri e privi di iride. Dovrò abituarmi a questa nuova realtà, ma non sarà facile. Sembrano tutti uguali, cazzo…
La città brulica di vita. Ci sono molti ragazzi, e la cosa che apprezzo è che omicroniani, ibridi e esseri umani vivono insieme a stretto contatto. Impensabile fino a qualche generazione fa, quando nemmeno sapevamo che esistessero altre forme di vita aliena.
I locali sono moltissimi, ed io ho bisogno di un lavoro. Almeno fino a che non avrò ingranato la mia carriera musicale.
Dalla tasca dei pantaloni neri estraggo il mio ologrammofono. E’ molto strano da vedere. Ha l’aria di una bussola, con la differenza che, quando premo al centro di esso, si materializza un ologramma del cyber web. Premo l’indice della mano destra sul monitor, iniziando a scorrere tra le offerte di lavoro.
-Oi!!! Ti levi dal cazzo?! – sento una voce di una donna anziana omicroniana che mi sbraita contro.
-Oh mi scusi! – rispondo senza essermi reso conto di essere in mezzo al marciapiede. Sopra di me sfrecciano navicelle e odore di plastica bruciata svampa dai turboreattori di quest’ultime
Riesco a trovare poche offerte. Una sola sembra essere interessante e pronta ad accogliere un giovane. Si tratta della discoteca Paradiso Nero, poco più che uno squallido night club. Pur sempre un inizio. Decido di andare all’incontro.
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